14 gennaio 2014

Il chitosano e la perdita di grasso (parte 1)

di Jerry Brainum

Perdere grasso corporeo è un proposito di facile attuazione: dovete semplicemente assimilare meno macronutrienti di quanti ne utilizzate per le vostre funzioni metaboliche. Tutte le diete che riescono a darvi risultati positivi, indipendentemente dalle proporzioni di macronutrienti, sono basate su questo semplice principio fisico-metabolico. In pratica, comunque, molti altri fattori entrano in questo quadro. Alcuni esempi includono lo stato ormonale, così come il fatto di essere o meno insensibili all’insulina o di avere o meno uno stato ottimale dell’ormone tiroideo. Un altro esempio è costituito da come i vostri adipociti rispondono alla stimolazione simpatica dell’ormone, che promuove il rilascio delle cellule adipose e l’ossidazione del grasso. Molte persone che hanno troppo grasso corporeo presentano un’attenuazione della risposta simpatica, così come succede anche alle persone oltre i 40 anni.

Poiché una diminuzione della quantità totale di cibo giornaliera è la pietra angolare di ogni piano di perdita di peso, dovete anche prendere n considerazione le vostre fonti energetiche. Il grasso alimentare è la fonte di energia più concentrata. Perciò, la maggior parte dei dietologi di mainstream suggeriscono che i grassi alimentari sono la fonte più spendibile. Inoltre, i grassi saturi offrono pochi benefici nutrizionali, mentre sono collegati all’insorgere di patologie cardiovascolari. Ma la verità spesso trascurata per quanto concerne l’esperienza del mondo reale, è che le persone non divengono grasse solo per mangiare troppi grassi alimentari, ma anche troppi carboidrati. Potete mangiare una significativa quantità di grassi e non divenire grassi se fate esercizio fisico e ingerite quantità relativamente contenute di carboidrati. Questa è la base di diete popolari come il piano ipoglucidico di Atkins. Ma se aggiungete un’elevata assunzione di grassi ad un’elevata assunzione di carboidrati, come avviene con la maggior parte delle persone obese, il risultato finale è un incremento dei livelli di grasso corporeo.

I carboidrati costituiscono il combustibile preferito del corpo, nonostante non ci sia alcuna reale necessità nutrizionale di carboidrati (possono essere prodotti nel fegato a partire da amminoacidi, glicerolo, lattato, e altre fonti), e quando è ingerito grasso simultaneamente a carboidrati, il grasso ingerito viene accumulato, non ossidato. Ancora peggio, consumare un alto apporto di grassi saturi porta a insensibilità all’insulina, che si combina ulteriormente all’effetto di incremento del grasso corporeo indotto dal consumo di troppi grassi e carboidrati.

Qualche anno fa, ho discusso come si ritenga che l’idrossicitrato agisca come un tipo di bloccatore dei carboidrati, nel senso che inibisce un enzima che converte i carboidrati in grasso. Il problema con l’idrossicitrato è che non ha alcun effetto diretto sull’assunzione di grasso. Oggi le aziende di integratori e anche quelle farmaceutiche propongono un altro integratore che è reputato essere un potente bloccatore di grasso: il chitosano. Vero? Falso? Vediamo…

Che cos’è il chitosano?

Il chitosano è un tipo di fibra alimentare ricavato dalla chetina, che a sua volta è ricavata dal guscio dei crostacei. La chetina in sé è un complesso di proteine e zuccheri che una volta era considerato un prodotto di scarto dell’industria dei crostacei. Ma quando si scoprì che il chitosano mostrava rimarchevoli capacità di assorbimento di olio e grasso, trovò una nicchia nelle applicazioni industriali come mezzo per assorbire via l’unto.

Questa proprietà non sfuggì all’attenzione dell’industria alimentare naturale che cominciò a commercializzare il chitosano come un “bloccatore di grassi”. La ragione per cui il chitosano riesce ad attrarre le particelle di grasso è che è un composto a carica positiva, mentre il grasso è a carica negativa. Questa differenza elettrochimica fa aderire il grasso al chitosano. Alcuni studi mostrano che il chitosano può assorbire dalle 4 alle 6 volte il suo peso in grassi, incluso il colesterolo, che non è tecnicamente un grasso. Perciò, per ogni grammo di chitosano ingerito, dovreste prevenire l’assorbimento di 4-6 grammi di grasso. L’ovvio ammonimento qui è che il chitosano, per agire con efficacia, deve essere consumato prima del consumo di grasso.

Questo significa che dovete ingerire il chitosano o insieme ad un pasto grasso o subito prima. A causa della sua abilità a legare acidi biliari – il che dovrebbe avere un’azione di abbassamento del colesterolo – il chitosano agisce come una fibra solubile. D’altra parte, il corpo lo tratta come una fibra insolubile, nel senso che non viene digerito e per la maggior parte finisce per essere espulso dal corpo. Se le cose vanno come previsto, il chitosano dovrebbe portar via con sè anche qualche grasso fuori dal corpo .

Gli originari studi sul chitosano coinvolgevano topi e prendevano in esame la capacità del composto di abbassare il colesterolo. Tutti questi studi hanno indicato che il chitosano abbassa effettivamente il colesterolo, almeno nei roditori. Un problema con questi studi sugli animali è che le dosi di chitosano somministrate agli animali erano di gran lunga maggiori di quelle che qualunque essere umano potrebbe probabilmente ingerire. Quando lo stesso tipo di studi si focalizzava sugli esseri umani, il calo del colesterolo era ben più modesto, sebbene molti soggetti presentassero un calo nel potenzialmente pericoloso colesterolo da lipoproteine a bassa densità (LDL).

Segue----->


Articolo tratto da OLYMPIAN'S NEWS n° 89 pagg 35-40. Pubblicato in Italia da Sandro Ciccarelli Editore. Tutti i diritti riservati. Clicca qui per abbonarti!
Scegli su www.olympianstore.it gli integratori delle migliori marche a prezzi convenienti.
Troverai inoltre attrezzi e accessori, abbigliamento e scarpe da palestra, libri.
WWW.OLYMPIANSTORE.IT: tutto quello che serve per l'allenamento!


Nessun commento:

Posta un commento